tratto da:
http://www.adrenalinechannel.it/show/34.html
La sofferenza è come una nuvola, che viene, ti toglie un pò di sole e poi se ne va. E tu lo sai: l’aspetti, la vivi, stringi i denti… e vai! Che tu corra o che cammini, stai andando dove ti porta il cuore, con le gambe come ruote e la testa come motore… Il corpo è la tua macchina da corsa e più l’hai abituato ad andare, più ti porta lontano. Dopo mesi di preparazione hai anche imparato ad usare il carburante giusto e a dosarlo perché duri di più. Il vero segreto è proprio nell’esperienza che insegna, tempra e rende ancor più resistenti alla sofferenza. Orologi, cronometri, altimetri possono (non necessariamente devono) diventare oggetti superflui, perché il duro allenamento ti ha già insegnato a scandire il tempo. Tutti i dati sono già memorizzati dentro di te e sai già "come" e "a quanto" vai, ma non sempre "dove" vai, perché nel trail è facile smarrire la retta via e perdersi in una selva oscura (non male se si è in bella compagnia…). Come nella vita, perdersi per poi ritrovarsi.Nei trail è più facile incontrarsi con qualcuno che rimanere soli e se il nuovo amico diventa un pò pesante, solo una sosta ai box, un pò più breve della sua, può salvarti.Un incoraggiamento a un compagno in difficoltà fa più effetto del doping, una caramella offerta può dare la carica, una pastiglia “di niente” può far passare un dolore, un pezzo di pane può far nascere un’amicizia… ma anche un sorriso può fare miracoli!Non c’è sempre il sole. Spesso acqua, fango, freddo, vento… o la notte con il sonno… vengono a conoscerti e lì stà a te decidere come incontrarli: se dominarli oppure ignorarli!Ogni tanto ci si mette pure la sfortuna! Lo zaino che si rompe poco prima della partenza, la pila che si spegne nel bel mezzo della notte, il camelback che perde, lo stomaco che va in aceto… Piccole cose che potrebbero renderti tutto più difficile, ma non c’è mai da disperarsi; e se da solo non te la saprai cavare, quando meno te l’aspetti, c’è sempre un “angelo” che ti viene ad aiutare…Alla fine arrivi: gambe che urlano vendetta, ginocchia che scricchiolano, piedi in grave stato di decomposizione… ma sei felice! Una pacca sulla spalla, i racconti, gli incontri, i sorrisi dati e quelli ricevuti, una doccia, un massaggio…: a quando il prossimo trail?Il trail è un pò la metafora della vita: più t’impegni nelle cose che fai e più ottieni, più è grande la sofferenza che hai vissuto e più è bella la gioia che ne segue, più doni amore e più ne ricevi...E' però nella natura che ci circonda che si nasconde la vera magia del trail: è questo respirarla in piena libertà per ore e ore che ci fa stare bene e ci fa sentire vivi!Vorrei aggiungere una riflessione, un pò cruda ma bella che mi è stata inviata da un amico: "Quando correndo arrivo al punto che tutto mi fa schifo (correre mi fa schifo, fare ancora fatica mi fa schifo, anche il solo aspettare sera mi fa schifo…), mi fermo un attimo e guardo indietro ai momenti bui, dolorosi o anche solo faticosi della mia esistenza; stati d’animo che in quel momento, avrei voluto non vivere (tanto mi facevano schifo!).Guardandoli ora, mi rendo invece conto che anche quei giorni erano vita… e che vita!Quanto ho imparato, vissuto, quanto sono cresciuto in quei momenti! L’unico rammarico è che allora non ho saputo assaporarli, viverli come dovevo, in profondità e consapevolezza.In quei frangenti (quando tutto mi fa schifo), mi dico: Ehi fratello, la vita è già troppo breve per perderne anche solo un attimo, troppo bella per non essere accettata. Prendo allora con me tutta la mia stanchezza, rientro in me stesso e spesso vado ancora più forte!".Alcune emozioni qui descritte le ho rubate dalle labbra e dai pensieri della gente che ho incontrato prima, durante e dopo la gara. E’ proprio vero… giornate così riempono il cuore!
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