martedì 10 giugno 2008

nove colli running - 08 - mudanda

COME NASCE UN'IDEA
Circa un anno fa, durante un allenamento con un'amica, vengo a sapere di una gara di circa 200 km nella zona di Cesenatico, non gli do peso, mi stavo allenando per il CRO e non nascondo di aver pensato "..e chi se ne frega". La vita va avanti poi di nuovo, vado alla via Marenca dove mi dicono "sai c'è anche Barnes che quest'anno è arrivato secondo alla nove colli"....penso "naaaa ma è una gara di ciclismo...l'ho fatta l'anno scorso". Torno a casa e potenza di internet ecco che si materializza ciò di cui avevo sentito parlare: NOVECOLLIRUNNING 202,4 KM 3220 D+ tutto asfalto. Di nuovo la vocina nella mia mente mi dice " naaa tutto asfalto..negativo". Passa il tempo, i km e i dislivelli, non nego che una sbirciatina saltuaria al sito la facevo, arrivo il freddo dicembre e sul pulman che collega l'areoporto di Lione con la città conosco Giovanni plurifinisher ovunque. Con lui mi ero soffermato a chiacchierare soprattutto della Spartathlon con solo un breve accenno alla Nove colli. Il tarlo però era entrato nella mia mente. Sono andato vedere come funziona lo Spartathlon. Molto semplice ti puoi iscrivere solo se hai un 100 sotto le 10h30' o se hai chiuso una 200 km. Il mio motto è "Piano piano...lentamente" non ho avuto nessun dubbio....NOVECOLLI RUNNING 2008! Un solo mi rimaneva un solo dubbio.......COME SI PREPARA?

L'ALLENAMENTO
Delle chiacchere fatte sul pulman con Giovanni mi avevano colpito due sue affermazioni " per preparare lo Sparatathlon non ho mai fatto un allenamento di più di 4 ore" e "io sono costante corro circa 100-120 km/settimana". Era quello che volevo sentir dire! Vi suonerà strano ma io, se stiamo parlando di allenamento, non ho mai fatto una seduta superiore ai 36 km e quindi quando mi ero documentato sulle 100 km su strada vedendo che erano previste sedute da 50-60 km (i lunghissimi) avevo lasciato perdere. Dopo la Saintelyon quindi mi sono messo sotto lavorando sulla continuità e sul kilometraggio settimanale e ho notato che riuscivo a sopportare settimane di allenamento da oltre 100 km e che ad allenarmi senza riposo per parecchi giorni di fila anche due volte al giorno (a febbraio non ho fatto un solo giorno di riposo). I mesi e i km passavano, tanto tanto tanto asfalto ogni tanto un bel TA ma poi asfalto "a manetta". Credo che le colline del comprensorio dei Berici abbiano perso qualche m di quota grazie al "TAM TAM" dei miei passi. Nella preparazione sono chiaramente rientrate anche le varie maratone di primavera. All'allenamento ho associato un approccio alle tecniche meditative centrate sulla respirazione credo che sia la strada giusta ma ci voglio anni per perfezionarla in gara ti evita pensieri strani tipo "mi ritiro"

LA GARA
"et voilà" 17 maggio ore 10:00 eccomi a Cesentaico le facce sono le solite...o meglio io sono la faccia nuova in mezzo alla crema dell'utra italiana. Ritrovo Ralf mio compagno nell'ultimo tratto dell'UTMB, Pieropaga (che a 20 km dalla fine andava come un treno), Cesconetto. Ore 12:00 benedizione del parroco e pronti via. I primi 21 km sono ad andatura controllata (circa 6' km anche un po' di meno). In questo tratto c'è anche il tempo per ridere e scherzare mi si avvicina Daniele per scambiare due parole gli rispodo "quando corro io non parlo molto perché ho poco fiato" lui si mette a ridere e allunga, due minuti dopo non possiamo che scoppiare tutti a ridere quando notiamo l'organizzazione tipicamente elvetica di Ivo Muller "Ultraman", che al seguito aveva mamma e fidanzata in macchina e papà in bicicletta, ad ogni sua alzata di braccio il padre gli passava la borraccia. Vista la scena ho pensato al mio portaboraccia con dentro un squizz e 1/2 litro d'acqua e gli 8 sacchetti della standa che l'organizzazione ti posizionava su ogni colle...meglio soli che mal accompagnati no? Arrivati alla base del primo colle breve ristoro e alle 14:00 via alla danze.....Il gruppo di testa vola via...vai Cesco vai... e io, rispettando rigorosamete il nome del primo colle (Polenta) imposto la mia andatura...un po' lenta appunto. Nel sito erano ben descitte le salite e me le ero studiate bene e avevo visto che la prima si poteva correre e così ho fatto. Fino a lì le sensazioni non erano buone, gambe un po' dure, testa che volava ma mi conosco e so benissimo che almeno per me le prime 2-3 pre di gara non fanno testo..e così è stato. Al ristoro sopra il primo colle Mario (l'organuizzatore, che credo che appena mi ha visto ha pensato "ma cosa è venuto a fare qui questo...non la finirà mai") mi ha chiesto come va e io senza pensarci gli ho risposto "Si può fare....piano piano lentamente" da lì è come se fosse scattato l'interruttore la testa ha smesso di volare e ha cominciato ad ascoltare il mio respiro e le gambe hanno cominciato ha girare. Ho cominciato a riprendere altri concorrenti andando con un bel passo regolare. Sul terzo colle mi sono cambiato per la notte che da lì a poco è giunta. La notte è un altra fase della gara che gradisco amo il suo silenzio rotto dall'incedere dei miei passi, la vista del solo mondo illuminato dalla mia frontale, la sua aria frizzante e il pensiero che mentre tutti dormono io corro. Mentre affronto le ultime rampe del Barbotto (4^ colle 84^ km) mi si sono aperte le visciche sotto il piede sinistro, il dolore era sopportabile per cui vasellina e via...ma l'appoggio sul piede sinistro non era più quello di prima. A Ponte Uso (101^ km) un passante mi chiede a che ora fossimo partite e esclama romagnolo stretto "già qui!" in quel momento ho realizzato che avevo fatto i primi 101 km in circa 11 ore 30' e ho pensato "beh allora potevo provare il passatore sotto le 10:30....pazienza". Poi sono ripiombato nel mio silenzio, nel controllo della mia mente e del mio respiro. Ogni tanto il pensiero volava a casa, ai sorrisi di mia figlia e mia moglie....e non nascondo che qualche lacrima è scesa. Prima dell'attacco del 7^ colle incrocio per l'ultima volta Mario che vedendomi in salita esclama "Bortolottttto sei un mostro!" sorrido e penso "ma glielo dico o no che sono Mudanda.....meglio di no....troppo lungo da spiegare e io...ho poco fiato ricordate?". Poco dopo il 7^ colle inizia ad albeggiare questo è la fase che più mi infastidisce la luce da fastidio agli occhi, si incrociano le prime macchine e la notte brva presenta il suo conto. Ciò nonostante riscivo ancora a correre e quindi avanti. Mi preparo quindi ad attaccare gli ultimi due colli fino alla vetta dell'ultimo colle il meteo era stato tutto sommato clemente sole a tratti e durante la notte un po' di pioggerellina ma niente di significativo. Comincio la discesa dell'ultimo colle dove si incrociano quei pazzi sactenati dei ciclisti, il polpaccio sinistro fa sempre più male ma continuo stringere i denti, ero 9^ assoluto...e chi lo avrebbe mai pensato, il tempo però si copre all'improvviso alzo gli occhi..."merda temporale!" non finisco di pensarlo che comincia a diluviare. Mancano 20 km al traguardo, tutto falso piano. Da quando mi si erano aperte le visciche vedevo che soffrivo solo in discesa e non in salita o in piano ma il corpo è strano e quando meno te lo aspetti ti presenta il suo conto. Mi trascino fino a 7 km dalla fine ero 10^ in linea con una chiusura sotto le 27 ore ma niente da fare. La contrattura aveva vinto e non mi è rimasto che camminare fino a poco prima dell'ultimo km lì l'orgoglio e forse anche il fatto che camminando qualcosa avevo recuperato mi hanno fatto riprendere a "correre", lo metto tra virgolette perché la sensazione era quella di essere un mimo mentre imita uno che corre. Taglio il traguardo 16^ in 27 ore 21' e le lacrime sono scese copiose anche questa volta!

mercoledì 30 aprile 2008

trail des balcons d’azur_dario tartari

Non ho la stoffa del narratore come alcuni di voi, ma la giornata lavorativa per ora insolitamente tranquilla mi permette un resoconto del Trail des balcons d’Azur.Mi era stato segnalato da un collega, Enzo, che ogni tanto trascorre qualche giorno di vacanza vicino a Cannes: cerco le solite info sul sito dedicato e via, parto solo alla volta di Theoule sur Mer (10 km dopo Cannes), armato di tutto quanto un trailer deve avere, compreso sacco a pelo per una notte in macchina; appena prima della partenza però telefono ad Andrea (Vallese66) e con lui mi accordo per ritrovarci verso le 17.00 al porto dell’ameno paesino francese, per poi eventualmente cercare una camera e passare la serata in compagnia.Dopo 4h 30’ di viaggio non stop scopro quanto Theoule sia proprio carino, inserito in una piccola insenatura, qualche turista in spiaggia, costruzioni abbastanza in sintonia con il paesaggio che già indica un anticipo di ciò che scopriremo; la placidità del mare dona una tranquillità che io e Andrea apprezziamo davvero, seduti al tavolino del bar sul mare a gustarci una birrettina.Troviamo poi una camera nell’unico residence-hotel-pensione disponibile, invero un poco troppo caro per il mio standard, ma oggi va bene così...mi concedo anche un bagnettino rilassante nella piscina del residence; passiamo la serata cenando e passeggiando sul lungomare....lo so, queste cose romantiche si fanno in un altro contesto, ma.....sarà lo spirito trail!!Sveglia di buon’ora, alle 05.00, i preparativi e i riti propiziatori (no macumbe) hanno la loro importanza; siamo ormai nello spazio antistante la zona partenza, osserviamo gli altri partecipanti alla ricerca di singolarità (e ce ne sono, eccome) e di avatar conosciuti.....ecco che vedo materializzarsi l’avatar di icoppi (Ivan) con Beatrice e altri suoi amici partecipanti; due parole e via.....partenza in spiaggia con tanta voglia di scoprire, in più la certezza che sarà il sole ad accompagnare la nostra avventura.Dopo pochissimo intravedo Enzo che osserva la fila passare: lui parteciperà alla 30 km che partirà di lì a un’ora, un bel cinque volante mi riempie di buon umore; io e Andrea procediamo assieme, cercando nel ritmo regolarità e prudenza, ma siamo comunque preda della “Mudandite”.....ci vuole tempo per carburare, assestarsi.Più saliamo e più il paesaggio si espande, ecco che ora inizia a regalarci qualche perla: la Costa Azzurra inizia a scoprire i suoi veli, le sue insenature nascoste; sentiamo qualche voce italiana dietro di noi, afferriamo un “ Reunion in 39 h”.....kaiser, ci vuole un tappeto rosso.....ecco chi è...Galletto dal biellese, noto ultratrailer coi fiocchi già incontrato alla Saintelyon, alla sua prima uscita stagionale.Faccio notare ad Andrea che stiamo andando tranquilli e prudenti si, ma forse non troppo....invece ok così, Galletto se ne va avanti, assieme a Marco, amico genovese di Andrea; la prima discesa è tecnica, lenta perchè ripida su pietrame e radici, poi inizia un tratto in costa-cresta anche con qualche roccetta, dal quale possiamo sempre più ammirare il contrasto tra le rosse rocce dell’Esterel, il verde intenso della macchia mediterranea e l’azzurro-blu del mare.Ora siamo ben carburati, è un vero piacere procedere, tant’è che inizio a concedermi qualche foto e qualche filmato “in corsa”; Ivan, dove sei? Ah sì, era già avanti a noi, ecco che ogni tanto lo intravediamo in lontananza e lo incrociamo quando il percorso compie un anello di passaggio sulla spiaggia.Si riprende a salire verso il Corno Rosso (lo è davvero), la salita è regolare, non ripida, il sentiero irrompe nella macchia; siamo felici perchè pervasi dal profumo dei fiori e degli arbusti, gli stessi che ci feriscono graffiandoci le gambe e le braccia.Andrea, che alto non è, si è sbucciato la pelata su un bel ramo...purtroppo la probabilità di centrarne qualcuno è alta: dal Corno Rosso parte un traverso spettacolare di 1 km circa, per me il momento più bello di questo trail: riusciamo a vedere tutto il massiccio dell’Esterel e dall’alto a godere di km e km di Costa Azzurra....sembra di volare....che emozione poter essere lì, in quel momento: le emozioni non finiscono, ci sorpassa proprio in quel tratto una ragazza giovane, direi proprio carina, con due gambe bellissime e un fondoschiena da spaccarci le noci....che giornata!!!!La discesa anche qui è tecnica, piuttosto lenta, il pietrame mette a dura prova la nostra attenzione e i nostri poveri piedini; arriviamo al ristoro (sono previste solamente acqua naturale e coca cola, no cibi solidi) e decidiamo per un primo spuntino delle nostre cibarie da zainetto: parmigiano-reggiano, tuc, insomma qualcosa di salato.Ripartiamo per la parte più veloce del percorso: un bel “trasferimento” verso l’interno del massiccio, qualche km pianeggiante su piacevole piccolo sterrato, poi ancora salita dove raggiungiamo Ivan, alle prese con una caviglia un po’ sofferente; insieme ridiscendiamo uno sterrato lungo e veloce che ci porta sino all’attraversamento di un piccolo ruscello.Ci rinfreschiamo (già, il sole inizia a picchiare duro) e saliamo la porzione di percorso che ci porterà al punto più alto: la salita è abbastanza ripida, il terreno mai comodo, ma andiamo bene, regolari, tant’è che continuiamo a sorpassare e mai ad essere sorpassati, sino ad arrivare ad un ristoro non previsto al 33° km.Rapido consulto, vediamo un po’ di ombra......pausa pranzo; ci fermiamo una decina di minuti e ne approfitto per cambiare maglia e fascia, ormai zuppe di sudore; ripartiamo in salita forse un po’ troppo allegri, visto che abbiamo qualcosa di nuovo nella pancia che attende di essere digerito.Ancora il percorso ci accompagna con bellissimi scorci, voglio distrarmi il più possibile perchè meritano davvero, ma la difficoltà del single track in discesa mi riporta a focalizzare quanto più imminente; attraversiamo i laghetti (per un attimo ho pensato ad un tuffo) e affrontiamo una dolce ma lunga risalita di corsa; continuiamo a riprendere concorrenti, ma ecco che iniziano i primi sintomi di fatica....qualche crampettino mi suggerisce che devo rallentare l’andatura.“Vai Andrea, io devo gestirmi un poco”.....vedo quindi il mio compagno piano piano allontanarsi in salita, ma lo rivedo dopo qualche minuto all’ultimo dei 3 ristori: vorrebbe aspettarmi, ma gli ripeto che dovrò andare lento, desidero che lui si diverta fino in fondo....vai pure, compagno.Siamo circa al 40° km, non forzando riesco a gestire la situazione: da un po’ non vediamo il mare, il rivederlo ora indicherebbe cosa ancora mi aspetta; il percorso ora si fa impegnativo alternando tratti in salita “facile” a tratti in discesa problematici: è ripida, di sassi e terra asciutta, la vegetazione spunta da ogni dove, devo rannicchiarmi continuamente per passare.Guido in discesa un trenino di tre, all’improvviso un grido e un tonfo pesante....il secondo del trenino è incespicato in una radice affiorante ed è caduto sui massi e nei rovi...io e il terzo lo aiutiamo a rialzarsi, è sanguinante per un taglio sulla rotula e per vari graffi, ma è duro e dopo un po’ prosegue come prima.E siamo ormai all’ultima salita, forse 150-200 m di dislivello e all’improvviso, quando mancheranno non più di 300 m alla fine della salita......bam; una improvvisa quanto forte crisi di energie mi costringe prima a rallentare notevolmente, poi a fermarmi completamente, seduto all’ombra; già lo scorso anno mi era capitata una crisi così, durante un allenamento sul Monte Baldo.Cerco di capire come sia meglio comportarmi, cerco lucidità....mi sono rimaste alcune razioni: 1 gel e 1 barretta, ma al solo guardarle mi si chiude lo stomaco, non riesco più nemmeno a bere... l’acqua del camel bag sa di plastica......oggi ho già ingerito 2 gel e 1 barretta, di “schifezze” non sentirei proprio il bisogno, ma devo...devo mangiare qualcosa.Decido quindi di succhiare piano piano il gel, ma che fatica.....passano intanto altri concorrenti: uno di questi guarda il suo GPS e mi dice “courage, 4 km - c’est finie”...io rispondo “mercì, moi aussi” (grazie, anch’io); riesco a ridere dentro di me e ciò mi dà la convinzione di provare a riprendere, piano piano, dopo una sosta di ben 15’.Scollino, vedo sotto di me Theoule vicinissima, ma sul piano non riesco ancora a riprendere la corsa; ecco che mi raggiunge anche Ivan con il suo amico preda dei crampi al 30° km, lo lascio andare dicendogli che non è il caso che mi metta a seguirli; poi però provo la corsa, riesco a tenerla...ecco la discesa, noto stupito che vado bene, i crampi non si ripresentano e riesco a finire più che discretamente, correndo bene tutto il tratto di paese sino al porto.Riesco anche ad arrabbiarmi con due ragazzi maleducati che proprio davanti a me buttano una bottiglia di plastica in mare, ma non posso litigare a parole....qualche gesto eloquente accende altri due trailers già arrivati, ma i due str...i scappano in moto; corro ancora, sino alla spiaggia dove ci attende il tappeto rosso stile “croisette” di Cannes per l’agognato arrivo.Per me poi arrivo piacevolissimo, dato che la famiglia e gli amici del buon Enzo al completo mi incita e mi applaude proprio sotto l’arco gonfiabile: non sapevo, ma avevo la clacque personale che mi attendeva...grazie davvero.Cerco poi Andrea, arrivato quasi mezz’ora prima, ci ritroviamo e decidiamo di passare qualche ora in spiaggia a riposare, onde evitare il Gran Rientro Infernale: la Riviera di Ponente è lunga e trafficata.Stiamo così in spiaggia finchè proprio non c’è più nessuno.....anche Ivan è già andato (in albergo, lui torna l’indomani).....l’abbiamo goduta la giornata, sino in fondo....ma non è finita; Andrea mostra una voracità da applausi a tavola, mentre io riesco solo a bere un the caldo e a sorseggiare una soupe de poisson, insomma un brodo di pesce.....pazienza, mi ripeto, quando lo stomaco chiamerà gli risponderemo.Alle 21.30 partiamo, ognuno per la propria direzione; un arrivederci alla prossima e un’amicizia che è già un bel regalo.Devo ora decidere chi mi accompagnerà a casa, dalle mie donne Ross e Sofia.......Bruce Springsteen è un’ottima compagnia......quando poi attacca Born to run sorrido.

giovedì 31 gennaio 2008

la mia corsa - black angel



Alzati in piedi,
guarda ciò che ti è rimasto..
Volgi lo sguardo al cielo
e schiarisci le idee..
Inizia a correre,
senza destinazione
ma con ogni minima percezione,
senti le tue emozioni
e ogni vibrazione..
Ogni passo morde l’asfalto,
ogni respiro bagna l’aria..
Ogni pensiero ti spinge più in là..
E se tutto ciò che vorrei
domani lo stringessi
nel palmo della mia mano..
allora nessuno più potrà
fermare la mia corsa..
E continuerò ad assalire la strada,
a consumare l’aria..
Un percorso lungo una vita..
tutto proverò e tutto succederà..
ma senza mai fermarmi..

maratonina delle arance rosse, scordia - felipeilcid

tratto da http://felipelcid.splinder.com/

Maratonina delle arance rosse, scordia
Il Pepito e la Rossa giunsero a Scordia per accompagnare Felipe e lo zio Nino per la prima mezza maratona del 2008. Il sole illuminava la piana ai piedi della grande montagna incappucciata di neve, facendo sorgere dubbi su quante decine di tonalità di verde esistono in Natura. Gli alberi, portati dagli Arabi mille anni fa, erano carichi di frutti arancio fuori e rossi dentro. Questi alberi venuti da lontano adesso erano di almeno tre verdi differenti: uno scuro scuro da un lato delle foglie che hanno visto già tanto sole, un verde più tenue ma ben deciso sulla lato della foglia che guarda in terra ed infine uno pallido, tenerissimo delle foglie nuove che conquistano il sole dalla sommità della pianta.
A Scordia tutto parla di arance, anche la maratonina, la maglietta celebrativa, il dono all'iscrizione, il dono alla consegna del pettorale. Zio nino, felipe, il pepito e la rossa avevano celebrato le arance già dalla sera prima, quando nella città fondata dai calcidesi quasi tremila anni fa (Leontini), degustando linguine alla arance rosse e il biancomangiare aromatizzato agli agrumi ad iniziar e completar la cena prima della gara. Con lo sfondo di questa piana traboccante del frutto delle esperidi, Scordia si presenta al popolo podista con un circuito fatto di tratti di salite lievi e discese lievi inframmezzate da qualche brandello di pianura.
Non tanti gli iscritti, un po' in più di un centinaio, ma provenienti dai quattro angoli di sicilia e dei più motivati, e con alcuni nomi eccellenti siciliani e marocchini di stanza in sicilia. Mi infilai in gruppetto di cui non conoscevo nessuno, ritmo veramente allegro, la salita del terzo giro mi consigliò prudenza, e mi incollai a gruppetto che ci seguiva da presso. Il quarto giro fu fitto di cambi di ritmo, io e il trapanese non ci tiravamo indietro alla bagarre, se non che il gruppetto si sfaldò e noi proseguimmo a raccattare i cocci del gruppetto precedente sgranatosi a sua volta. Prima di iniziare il quinto giro, il marocchino tutto gambe ci passò per conquistare la prima piazza in un'ora e quattro minuti.
Non ci voltammo neppure indietro, se lui andava forte non non eravamo da meno, infatti un altro coccio del gruppetto della partenza rendeva paga ai cambi di pendenza e di direzione ed era cotto a punto giusto per non tentare nemmeno la reazione al nostro sorpasso. Io e il trapanese l'ultimo mille, anche se di categorie diverse, decidamo di battagliare fino all'ultimo. Lui allunga sul rettilieno opposto all'arrivo appena inizia il basolato. Lo seguo da presso, alla curva stretta a destra, dove inizia la salita, metto in moto i piedi, sorpasso con decisione. La salita la aggredisco con falcate muscolari, ancora curva stretta a sinistra, discesa a tutta e curva a destra per rientrare sul rettilineo dell'arrivo. Allungo ancora per bloccare i numerini che girano al polso sinistro, quando sorvolo la striscia bianca a terra 1.21.58.
Il pepito e la rossa erano lì ad attendere al sole che faceva dimenticare l'aria frizzante. Lo zio nino, l'avevo visto con passo volitivo lungo il percorso ora compariva in fondo al rettilineo dietro un tipo alto con la maglia arancione come le arance. Anche per lui il traguardo fu più vicino di un'ora e mezza.

venerdì 18 gennaio 2008

100 km del sahara 2004 - maurizio cenci

tratto da http://micetto-corro.blogspot.com/2008/01/100km-del-sahara-2004.html

Tutto ebbe inizio un anno fa, con la voglia di fare una nuova esperienza, e di farla ad un buon livello (per un amatore, si intende). Dovetti però far fronte ad una lunga serie di malanni fisici: una forte pubalgia, problemi di schiena, a metà settembre un intervento chirurgico per ernia inguinale, a metà ottobre un’infiammazione al ginocchio. Ripresi a correre con regolarità il 16 novembre 2003, esattamente 3 mesi e mezzo prima della “100 km”. Non ho molto tempo, ma ci provo ugualmente. Quando mancano circa 10 giorni alla corsa ho di nuovo problemi alla zona in cui sono stato operato con ripercussioni sulla schiena. Non intendo certo arrendermi e tirarmi indietro, e mi sottopongo a cure intense; e finalmente arriva il giorno della partenza per il deserto. Il 10 di Marzo compiamo il viaggio in aereo; Bologna-Roma, poi Roma-Djerba, in Tunisia, dove pernottiamo in albergo. Il giorno 11 Marzo ci attende un viaggio di due ore e mezzo in pullman per raggiungere un antico paesino dove avviene la presentazione ufficiale della gara, si pranza ed, infine, ci sistemiamo nel nostro primo, vero campo nel deserto, da dove partirà la prima tappa: ragazzi, ora ci siamo e la felicità va a mille. Il nostro è un vero accampamento tunisino con tende berbere, aperte e rudimentali. Ogni tenda può ospitare 6 persone; io ed il mio amico Matteo Panini, con cui sono partito da Modena, dividiamo la tenda con due simpatici ragazzi veneti e due simpaticissime ragazze di Bologna, Elisa e Bebe. Abbiamo subito fatto amicizia, e stabilito una complicità da compagni di squadra e di avventura, ognuno di noi sa di poter contare sull’altro. Il pomeriggio trascorre con la consegna dei numeri, la foto con il pettorale per Internet ed il controllo dello zaino con le cose che è obbligatorio avere con se’. La sera ci attende una buonissima cena, e lo spettacolo di danze popolari intorno al fuoco. Andiamo a dormire nei nostri sacchi a pelo, gomito a gomito, la notte ci sono 6 / 8 gradi. Per le nostre necessità igieniche abbiamo poca acqua fredda che esce dai piccoli tubi collegati ad una cisterna. In compenso, per i bisogni corporali, i bagni sono giganteschi perché… tutti i cespugli ed i massi intorno sono a nostra disposizione. Il giorno seguente, il 12 marzo, nel campo c’è molta frenesia; si fa colazione, si vedono facce allegre e facce preoccupate, tutti dicono di voler fare con calma, puntando solo a terminare la corsa. Alle ore 9 partono i 12 camminatori con i dromedari al seguito: sono i nostri apripista, e rivolgiamo loro un applauso. Alle ore 10 siamo tutti sulla linea di partenza, facciamo la foto di rito, in prima fila ci sono anche Alessandro Lambruschini e Riccardo Fogli (che risulteranno persone simpatiche ed alla mano, disposte a scherzare e ad attenersi alle condizioni particolari del campo). Si parte, finalmente: il gruppo di testa, di circa 30 / 40 persone, va a schioppettata, si accende la competizione, scordando i buoni propositi di poco prima circa il voler fare la corsa con calma. La prima tappa è forse la più dura, con continui saliscendi e 3 duri strappi in salita, in cima ad uno dei quali si erge un antico paesino. Questa tappa non è molto adatta alle mie caratteristiche, però mi sento bene, riesco a limitare i danni e termino, arrivando 20°, non male. Il giorno successivo, il 13 marzo, ci si sveglia presto (io poi non ho dormito). Dopo colazione si prepara il bagaglio da consegnare ai trasportatori che allestiranno il campo successivo. Si parte alle ore 10,30 per la seconda tappa, mi sento benissimo sotto ogni aspetto. Vado molto bene, il percorso presenta saliscendi continui ma leggeri, lingue di sabbia dove scivolo e cado; la tappa è abbastanza veloce e mi piazzo 14°, 16° nella classifica generale provvisoria. La sera dello stesso giorno ci attende la terza tappa, notturna, di km.10, per velocisti o coraggiosi. Il cielo stellato, meraviglioso, crea una stupenda atmosfera. Lungo il percorso sono state poste delle torce, che però il forte vento poco a poco spegne. In questa tappa partono due persone ogni minuto, iniziando dal fondo della classifica . Quand’è il mio turno e parto le torce sono tutte spente; la piccola lampada che ho sulla testa mi illumina il percorso, sconnesso, pieno di buche, cespugli e sassi. Termino arrivando 17°, piazzandomi 15° nella classifica generale, ad un minuto dal 10°. Cena notturna, poi subito a dormire. Ci aspettano 35 km da percorrere, la tappa a me più favorevole. I miei amici concorrenti pare comincino a temermi, e dicono che nella nuova tappa li potrò superare; speriamo abbiano ragione… Il giorno successivo, dunque, ci attende la tappa di 35 km. La penultima; la partenza è a scaglioni; ore 9,30 gli ultimi 40, ore 10,30 i 30 centrali; noi fra i primi 30 partiamo alle 11,30, sotto un bel sole, dopo un’attesa ansiosa. Dopo i primissimi chilometri sono insieme ai primi 10, con gran gioia; però al 5° km. ca. inizio a sentire forti dolori all’inguine, nel punto dell’intervento chirurgico, dolori che si ripercuotono nella schiena. Stringo i denti e cerco di non rallentare. Verso il 12° km. ca. dolori osno ormai insopportabili, resisto altri 3 km., poi al ristoro del 15° km. decido a malincuore di fermarmi: non potevo fare altri 20 km. in quelle condizioni. Rabbia ed amarezza mi invadono: avrei potuto fare una bellissima corsa! Naturalmente il mio ritiro dalla tappa costa caro: mi danno il tempo dell’ultimo arrivato, più di 30 minuti di penalità! Posso dire addio alla lotta per un buon piazzamento, trascorro il resto della giornata a chiedermi se l’indomani potrò correre l’ultima tappa. Il 15 Marzo quindi è la tappa finale, quella in cui percorriamo il deserto sabbioso, affrontando le dune. Voglio terminare quest’avventura nonostante i dolori alla schiena; mi aggrego alla prima donna e percorro la tappa con lei. Il tempo vola, concentrati come si è sul percorso, con pochi punti di riferimento; i dolori non mi fanno nemmeno accorgere della fatica; arrivo al traguardo 22°, nonostante tutto. Questo sarà il mio ultimo sforzo: da quel momento in poi non riuscirò più a correre che per pochi metri, per parecchio tempo. Alla fine della gara ci troviamo in un’oasi con uno splendido laghetto di acqua calda, da cui non si vorrebbe mai uscire. La sera, dopo la cena, ci sono le premiazioni, canti e risate. Il giorno 16 si parte per il ritorno: trenta jeep ci riportano, dopo 3 ore di viaggio ed una pausa per il pranzo, a Djerba in albergo, dove posso farmi massaggiare. Nella cena finale una grandissima torta serve a festeggiare tutti i partecipanti: ora è veramente finita, ci si saluta per l’ultima volta. Il giorno successivo il viaggio in aereo ci riporta a casa. p.s.: questa corsa a tappe è un’esperienza bellissima, che consiglio vivamente ai podisti, non solo per l’ambiente particolare in cui si corre, molto affascinante, ma anche per le particolari condizioni in cui si vive per alcuni giorni. Se, infatti, si ha il necessario spirito di adattamento, quella è un’occasione per vivere, anche se per poco, a contatto con la natura, stabilendo con gli altri un rapporto di amicizia e di complicità, vedendo in loro degli amici e non degli avversari. p.p.s.: se qualcuno volesse andarci e vuole maggiori informazioni può contattarmi – tramite redazione@modenacorre.it - sarò ben lieto di fornire tutti i dettagli del caso.

lunedì 14 gennaio 2008

valdigne il mio primo ultra-trail - ricky

tratto da: http://rickyrunning.blogspot.com/2008/01/valdigne-il-mio-primo-ultra-trail.html

Prologo

Il 2 giugno ero con altri “Falchi” alla partenza del Gran Raid du Cro-Magnon. Era il mio primo Ultra-Trail, 102 km da Limone Piemonte a Cap d’Ail – Montecarlo. La preparazione invernale e primaverile era stata intensa: maratone, 50 km, “lunghi” fino a 8 ore.Purtroppo il Cro è andato come andato: bufera di neve in quota e gara sospesa al 15° km… La delusione era tanta, io e i miei compagni aspettavamo con ansia questo giorno. Sulla strada verso casa però balenava in testa già un’idea. E’ un peccato sprecare tutta questa preparazione…

Il Gran Trail Valdigne

Su internet avevo trovato informazioni su una gara che avrebbero organizzato a metà luglio a Courmayeur, è la prima edizione, il percorso è 70 km con 5000 m di dislivello positivo. Sono tanti, pensando che al Cro il dislivello è di poco maggiore ma i chilometri sono molti di più!Saltata la Cro, perché non andare in Valdigne? Ricevo subito i consensi dagli altri: Pizza, Loris, Ale.Così eccoci iscritti. Alla fine saremo in 300 al via di questa prima edizione.Partiamo per Courmayeur venerdì sera. Subito due news. La prima: Ale ha un ginocchio infiammato e non verrà con noi, che sfortuna! La seconda: al Pizza hanno riferito che la lunghezza esatta della gara è di 84 km e non di 70, avevano sbagliato a misurarla. Pensiamo ad uno scherzo ma a Courmayeur riceveremo la conferma. In effetti successivamente comparirà sul sito della gara la lunghezza totale di 87 km…Dormiamo in una palestra di Morgex e la notte scivola via veloce. Alle 7 in piedi, raccogliamo i sacchi a pelo e via a Courmayeur a ritirare i pettorali.Ora c’è la pratica colazione da sbrigare: un bel the caldo e un panino col prosciutto e la classica “visita” del bagno del bar.Poi siamo di nuovo nella palestra di Courmayeur a ultimare i preparativi prima della partenza. Vado di abbondanza con l’ossido di zinco: interno coscia e ascelle. Mi accorgerò cammin facendo che è necessario in altre zone del corpo. Vista la giornata splendida di sole, abbondo anche con la crema protettiva.Finisco la preparazione dello zaino: il materiale obbligatorio c’è (frontale, telo termico, fischietto, banda elastica), acqua ne ho (2 litri nel camelback), vestiario di ricambio (giacca in gore-tex, maglia manica lunga, fuseaux ¾, guanti, calze). Di cibo ne ho in abbondanza: barrette energetiche, frutta secca, bustine di fruttosio, miele, caramelle… Nelle tasche dello zaino ho pure una borraccia di sali e una bottiglia di Coca-Cola. Anche i bastoncini sono pronti.

La gara

La concentrazione è alta. Alle 10 si parte dalla piazza di Courmayeur. Il filone di atleti si sgrana sulle prime rampe verso il Col de Licony. La prima salita è senz’altro la più dura. Pur andando ad un passo tranquillo ho già le gambe di legno. Devo tenermi sul bordo del sentiero, far passare chi da dietro arriva con passo sostenuto. E’ per me il momento più duro della gara, sia fisicamente che moralmente. Si concretizza nella mia testa la volontà di fermarmi a metà gara. “Arrivo a Morgex, mi faccio 40 km di gara e che nessuno mi parli più di gare lunghe!”. Continuo a bere, mangio del fruttosio ma la fatica è sproporzionata rispetto alla mia andatura. L’unica consolazione è lo spettacolo che offre la natura: il Monte Bianco e le Grandes Jorasses che sembrano lì a portata di mano.Gli ultimi metri prima del Colle sono anche più duri. Scollino dopo due ore, sembra passata un’eternità. Mi fermo, mangio una barretta, bevo i sali e riparto con passo incerto. Finalmente comincia la discesa ma scendo con tranquillità. Al ristoro dell’alpe Licony trovo gli amici della San Pellegrino.Riparto corricchiando. Sarà stato il ristoro, sarà il leggero falsopiano, comunque finalmente riesco a correre con una certa regolarità. Arriviamo a Planaval e via con la seconda salita. Pian piano il mio morale cambia: “Dai che forse a Morgex non mi ritiro!”. Il caldo ora comincia a farsi sentire ma presto sono al Colle Fetita e poi sull’omonima punta: lo spettacolo è stupendo. La seconda discesa è lunga ma finalmente sto bene e riesco a correre con relativa freschezza. Si passa dal ristoro di Charvaz e dopo 1h20’ siamo alle case di La Salle. Ora un po’ di asfalto e un po’ di mulattiere pianeggianti mi fanno avvicinare a Morgex.Ad 1 km da Morgex raggiungo il mitico Popo, al secolo Emilio Sala. Per lui è un rientro alle gare. L’anno scorso doveva fare il Giro del Bianco, due anni fa ha fatto la Cro-Magnon. Corriamo insieme fino al ricco ristoro di Morgex. Io prendo un bel brodo caldo, bevo un sacco tra sali, Coca e acqua. Popo si mangia un bel piatto di pasta.Ripartiamo, andiamo allo stesso ritmo e quindi decidiamo di proseguire assieme. La stanchezza nelle gambe comincia a farsi sentire.Dopo un sali e scendi, comincia finalmente la terza salita: altri 1300 m verso il colle Croce. Ci sono tratti veramente ripidi ma io e il Popo procediamo di buon passo. Ristoro e subito dopo lo spettacolo del lago d’Arpy. Purtroppo troviamo ad Arpy Manu: purtroppo per lui la gara è finita qui, dopo 52 km, causa problemi di stomaco.Con non poca fatica arriviamo ai 2381 m del Colle Croce alle 20.45 e prendiamo anche la discesa di buon passo.Arriviamo al ristoro di La Thuile poco prima che faccia buio. Un altro bel pasto caldo (pasta in brodo), tante facce segnate dalla fatica. Ci prepariamo per l’ultima salita dove verremo accompagnati non più dalla luce del sole. Maglia a manica lunga, frontalino e via, inghiottiti dalla notte. Il percorso è segnato a meraviglia. Bandierine con cartelli rifrangenti ci indicano la traccia da seguire. Si alternano tratti ripidi e tratti meno ripidi sulla strada poderale. Poco dopo il ristoro dell’alpe Youlaz vediamo una luce 500 m sopra di noi: è il Colle Arp. Popo ed io procediamo ancora bene, rifiatiamo un attimo, ci godiamo la tranquillità irreale di queste vallate e finalmente arriviamo all’ultimo scollinamento.La mezzanotte è passata da quindici minuti e per noi comincia l’ultima discesa. Le gambe sono affaticate, la stanchezza affiora e quindi scendiamo lentamente il primo tratto roccioso. Poi il sentiero si fa meno ripido ma riprendere a correre non è facile! Facciamo qualche metro di corsa giusto per cercare di sciogliere un po’ le gambe.Perdiamo lentamente quota e finalmente vediamo in lontananza le luci di Courmayeur. I 10 km dell’ultima discesa non finiscono mai, alla fine c’è una serpentina infinita di tornanti che ci conduce a Courmayeur. Ecco l’asfalto, la gente ci incita, io, Popo e un ragazzo che ci ha raggiunti in discesa cominciamo a correre, come se fossimo partiti da 5 minuti!L’ultima curva, l’ultimo sforzo, ecco il Centro Sportivo, il traguardo: è fatta!La stanchezza è tanta, la soddisfazione di più. Sedici ore e cinque minuti di fatica, ma soprattutto tanti momenti da ricordare!Doccia, massaggi, pasto e cerco di dormire un pochino. L’adrenalina è ancora in circolo e i dolori ai muscoli scivolano in secondo piano rispetto al senso di appagamento e di felicità che mi pervade.Vediamo il Pizza, ha fatto un garone, 11° in 13h30’. L’amico Preda purtroppo si è ritirato. Melacarne è soddisfatto. Giovannino arriva anche lui sotto le 17 ore. Loris stringe i denti e con orgoglio arriva in 18h30’.Sono stati 300 gli atleti al via e, come da pronostico, dominio per il “veterano” Marco Olmo che chiude in 10h17’51”! Molto bene il lecchese Stefano Colombo, all’esordio su queste distanze, con un buon 6° posto.

Concludendo…

Mi sono accorto che mi sono un po’ dilungato. Sicuramente le cose da raccontare erano e sono tante…Che dire: è stata un’esperienza bellissima, sport vero, tu da solo con le tue forze e le tue energie. Devi saperti dosare, capire i segnali del tuo corpo, reagire ai momenti di difficoltà, mantenere la lucidità. Sinceramente sul sentiero della prima salita mai avrei pensato di riuscire ad arrivare a Courmayeur. La mia soddisfazione più grande sta proprio qui: ho reagito a questo momento di “crisi” e mi sono ripreso con motivazioni ancora maggiori.Questi momenti sono stati impagabili, un’esperienza che ti lascia “qualcosa”, hai tanto tempo per riflettere e per “ascoltarti”.Sono contento di aver concluso questo trail, 87 km con +5100 m di dislivello. A detta di molti è più duro del Cro-Magnon. Se mi fossi ritirato probabilmente avrei abbandonato la volontà di correrne altri. Ora, invece, la certezza è che questo non sarà il mio unico trail!

La gara: GRAN TRAIL VALDIGNE
Data: 14/15-7-2007
Dove: Valdigne – Valle d’Aosta
Partenza/Arrivo: Courmayeur
Lunghezza: 87 km (secondo le ultime indicazioni del sito)
Dislivello positivo: 5100 m
Tempo massimo: 25 ore
Sito internet: http://www.grantrailvaldigne.it/

martedì 18 dicembre 2007

saintelyon - 07 - mudanda

tratto da:
http://www.ultratrail.it/e107_plugins/forum/forum_viewtopic.php?397

Per l'ennesima volta un'avventura che ti fa tornare a casa contento. Siamo partiti il sabato io e Dario da Venezia destinazione Lione per fare la 54^ edizione delle Saintelyon lì ci aspettava Andrea conosciuto al Mercantour 2007 ma la compagnia si è subito allargata. In pulman dall'aeroporto conosciamo Giovanni di Roma, persona eccezionale plurifinisher ovunque (Spartathlon, UTMB, Mercantour ecc....) poi Domenico incrociato anche lui al Mercantour 2007. Infine Galletto e tutti i suoi amici....lui è da poco tornato dal Grand raid de la reunion....insomma una bella compagnia con la quale abbiamo allegramente trascorso le ore di attesa raccontandoci le nostre avventure trail....se qualcuno si fosse preso la briga di sommare i km e i metri di dislivello dei nostri racconti avrebbe facilmente raggiunto cifre simili alla distanza tra la terra e la luna. Tutti pronti quindi per affrontare questa 54^ edizione della Saintelyon, 69 km tra sentieri e asfalto con 1300m D+ che per il 2007 propone un percorso modificato nel suo finale e, visti gli 8100 partenti, una partenza differenziata tra gara individuale e gare a staffetta. Ore 00:00 del 1/12/2007, sulle note di "light my way" degli U2, pronti via e l'avventura comincia i primi km su asfalto volano veloci, poi le prime salite verso St Christo en Jarez e Croix Bicoury punto più alto della gara (850m), a farla da padrona nei sentieri è il fango....tanto fango. Dopo il 30^ km (ristoro di St. Chaterine) il percorso diventa, come dicono i francesi, più "roulant", ma arrivare lì non è stata una passeggiata se vuoi spingere ne devi avere. Quindi ti ritrovi immerso nella notte a correre, a volte ti giri indietro e ti rendi conto che sei parte di questo lungo serpente di luce che sta segnando le Rhone-Alpes, a un certo momento per ignorare la solita vocina che mi sussurra dolcemente "...e stare a casa questa notte no?"...mi immaginavo su un aereo ad ammirare lo spettacolo di questa scia luminosa formata da 8100 frontali...e subito il pensiero della stanchezza e del freddo scompare. Dopo il ristoro di Soucieu en Jarrest al 46^ km cominci a sentire l'arrivo, il percorso ha molta discesa su strada per cui si mollano le gambe e via "a tutta" fino alla terribile salita di St. Foy de Lyon...lì i primi corrono...gli umani camminano gobbi con le manine sulle ginocchia. Superata questa ultima asperità si scende a Lyon, la trovo ancora avvolta nelle tenebre intenta ad ascoltare il rumore del Rodano che scorre pacifico. Mancano 7 km pianeggianti che si percorrono tutti costeggiando il Rodano una lentissima e gradevolissima agonia. Spingi gli ultimi km con le energie che ti sono rimaste e con l'amico Morfeo che ti rimprovera per non averlo venerato quella notte.....ma non fai nemmeno tempo a litigare perché c'è l'arrivo e quello è il tuo momento...e nessuno ti può impedire di godertelo.